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Scuola OnLine
Collegio 15/11/2021

SCEGLIERE E/O SBAGLIARE, QUESTO E’ IL DILEMMA!

Le riflessioni della Prof.ssa di lettere, Esther Maffi sul difficile percorso di orientamento per gli alunni di terza media; paure e possibilità che, ancora sfuocate, non devono essere ostacolo per la libertà di scelta di ogni ragazzo.

 

L’orientamento delle classi terze è sempre qualcosa di molto complesso. Non solo per la scelta in sé: per i ragazzi è la prima grande decisione che riguarda il loro futuro, e ci sono un bagaglio di componenti annesse che spesso li mandano in crisi: dove voglio andare? Ho già un’idea del mio futuro? Cosa consigliano i miei genitori? Dove vanno i miei amici? È nato prima l’uovo o la gallina?

Per i ragazzi del liceo la questione è più semplice: molti di loro hanno sviluppato interessi specifici, passioni verso un determinato ambito… Sono per così dire “più sul pezzo”.

Gli alunni della terza media spesso si trovano in una condizione di profonda indecisione. Non è facile chiedere a un ragazzo di tredici anni quali siano le sue passioni; passioni in ambito scolastico, beninteso. Per loro il concetto di interesse, di predilezione, è ancora strettamente legato all’ambito socio-relazionale; a scuola sanno quali materie gli piacciono, cosa li incuriosisce, ma molti non sentono ancora il richiamo verso una precisa direzione.

A tredici anni c’è così poco di preciso… Ci siamo noi, adulti di riferimento, che ci spendiamo per orientarli nella maniera corretta: una responsabilità che come docenti e genitori sentiamo profondamente. 

Non è sempre facile conciliare la visione che tu hai di un alunno con quello che lui vorrebbe fare, non sempre le direzioni coincidono: anzi, spesso sono parallele che non si incontrano.

Esistono una ragione e un torto a riguardo? Esiste il consiglio perfetto? La scuola giusta per quel determinato alunno? Direi di no. 

Anche noi siamo stati alunni, abbiamo avuto i nostri dubbi, ci siamo detti “vorrei fare il liceo scientifico ma in matematica sono una schiappa”, “Ma al classico se vado male in greco mi bocciano?” “E l’alberghiero? Alla fine cucinare mi piace tantissimo…”; abbiamo ascoltato le parole spese dai nostri insegnanti e dai nostri genitori, che a volte forse hanno peccato di ingerenza e non hanno saputo ascoltare… E se c’è una cosa che abbiamo capito è che i suggerimenti valgono tutti, ma poi decido io, e mi butto.

Sono consapevole che questa riflessione causerà qualche mal di pancia, ma sono profondamente convinta del fatto che la nostra responsabilità per la scelta della scuola superiore arrivi fino ad un certo punto: abbiamo il compito di presentare in maniera dettagliata e completa le diverse possibilità e il dovere di consigliare i ragazzi in base a cosa pensiamo che possano fare bene, ma non dobbiamo indirizzarli con troppa decisione. La scelta è loro, non nostra.

Una delle paure più grandi è sempre quella di sbagliare: di sbagliare indirizzo, di perdere un anno, di deludere i familiari.

Diciamoglielo, urliamolo insieme a gran voce: SBAGLIARE FA BENE! Sbagliare ci fa maturare, ci mette faccia a faccia con la realtà delle nostre azioni e, anche se fa male, poi ci rimette in carreggiata. Forse è anche un po’ colpa nostra, che in ambito scolastico demonizziamo troppo gli errori; ma quanto fa bene ogni tanto prendere una capocciata e fare un passo indietro! Certo, sul momento fa molto male, ma passa in fretta, e quel che resta è una maggiore consapevolezza, una maggiore maturità.

Questo non significa che, vada come vada, scelgo una scuola a caso, al massimo poi  cambio. 

Significa che devo essere libero di scegliere il mio percorso, di portarlo avanti, di cambiarlo a metà strada… 

L’altro giorno un’alunna mi ha detto: “Profe, la mia paura più grande è sbagliare”. Non me la sono sentita di mentirle, le ho risposto che ne farà tanti nella vita di sbagli, ma che saranno tutti bellissimi, e che da tutti imparerà qualcosa. Poi ci saranno anche scelte azzeccatissime, scelte che si farà andar bene, scelte che non farà mai. 

Come ho letto per anni, da liceale (due licei diversi, perché ho sbagliato, e ho imparato), sulla mia Smemoranda “L’importante è il viaggio, non la destinazione”.

 

Esther Maffi