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Scuola OnLine
Collegio 22/12/2021

QUEL NATALE CHE NON TI ASPETTI

Voglia di vacanze, magari di fare festa con un po’ di gente (e il dubbio sul fatto che si possa o meno), certamente voglia di riposare, di godersi il calduccio delle coperte o la possibilità di giocare a Play senza troppi limiti di tempo. Sicuramente bisogno di riposare, di staccare un attimo con la mente per trovare le energie giuste per ripartire più avanti.

A scuola il Natale è più che altro un conto alla rovescia verso la vacanza e la fine delle ultime interrogazioni e verifiche. Non è solo così, certo. Nelle classi sono comparsi alberelli illuminati, calze da befana e “presepini” di vario genere. Personalmente tutte cose che mi piacciono molto.

Ma al Santalex ci sono anche alcune cose che non sono presenti in tutte le scuole. Momenti di preghiera, celebrazioni delle Messe e delle Confessioni.

Qualcuno potrebbe pensare che “ci mancherebbe altro che in una scuola cattolica non si facciano queste cose”. Se però qualcosa dobbiamo imparare da questi anni di pandemia (o post-pandemia) è che non va dato nulla per ovvio. Aver attraversato una situazione così profonda come quella di questi ultimi anni ha rimesso in gioco tante cose.

Nelle parrocchie, negli oratori, ci si è accorti che, per esempio, la partecipazione alle liturgie religiose è molto diminuita, e viene avanti una sorta di isolamento “sfiduciario” che non riguarda solo le “cose” religiose. Riguarda, più in generale, la condivisione dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, del nostro vissuto profondo: tutto questo si è rarefatto. Qualcuno dice che il motivo sta nel fatto che i nostri vissuti sono segnati dalla fatica, dall’incertezza, dalla paura del domani e che quindi non si ha molta voglia di parlarne. Io penso che si tratti di un momento in cui semplicemente le cose sono da ripensare, e le formule e i modi per farlo anche.

Eppure anche quest’anno, come altre volte, mi ritrovo testimone dalla profondità dei pensieri e delle condivisioni dei nostri studenti e studentesse.

Le confessioni non sono l’attività più gettonata e attesa dagli adolescenti. E numericamente potremmo dire che è così. Ma nel merito, è tutta un’altra cosa. Quanta fortuna ho avuto a poter accogliere i pensieri più delicati e profondi di qualche nostro alunno e alunna. Ho sentito cose che mi hanno commosso, e che mi hanno mostrato la ricchezza dei vissuti, dei pensieri, dei sogni e delle fatiche di persone in cammino.

È la stessa cosa che ho avvertito quando ho predicato durante le Messe. Occhi che ti guardano e pensano. Guardano e pensano. Non serve altro. Per me è già Natale così.

Qualcuno mi ha confidato che le ore di letteratura, di filosofia, di arte, gli spazi di riflessione sui temi della cittadinanza e della globalizzazione sono diventati momenti attesi, voluti, desiderabili. Tutto questo a fianco della passione per la scienza che continua ad essere importante … ma oltre che ad alimentare la mente, noi abbiamo bisogno di alimentare anche il cuore. La nostra “umanità” personale, cioè ciò che rende ognuno di noi veramente sé stesso non è dato in dotazione genetica: va fatto crescere. E come il corpo sente la fame di cibo materiale e la mente di cibo intellettuale, così il cuore ha bisogno di cibo spirituale.

Ho avuto modo di parlare di qualche pagina del Vangelo durante qualche lezione e quando ho la forza e la capacità di andare oltre le schematizzazioni e le interpretazioni didascaliche o accademiche, quando io stesso mi lascio interrogare dalle parole sacre, noto che attorno alle mie riflessioni ad alta voce si crea il silenzio e l’ascolto: e il bisogno di una “Buona notizia”. Questo è quello che viviamo nella nostra scuola, nel piccolo, ogni tanto, tra le altre cose, per qualcuno, senza inneggiare a rivoluzioni, senza aspirare a trovare nuove teorie. Sono momenti piccoli, umili, da accogliere quando ci sono e non sperare che si producano a comando, anche se ci piacerebbe e, forse, sarebbe giusto. Piccoli momenti per cui avere gratitudine interiore, sia come adulti che come studenti.

Del resto Natale è un bambino umile, nato in un posto qualsiasi, di un paese qualsiasi, da una famiglia qualsiasi. Se Dio avesse voluto che le cose importanti avessero la tripla “A” dei ranking non avrebbe inventato il Vangelo: semplicemente Lui non sarebbe stato lui.

Don Luciano Manenti