– Génie la matta, Inès Cagnati –
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Gènie è matta, matta da legare. Lo dicono tutti, e se una frase così forte è sulla bocca di ogni abitante del piccolo paese in cui la donna vive, ci sarà pur un motivo. Come spiegarne, altrimenti, il mutismo e il fare schivo? Perché mai dovrebbe trattare con tanta freddezza Marie, che la segue ovunque lei vada, come un girasole fa con il sole? Dovrebbe agire da buona mamma, dare affetto e protezione a quella ragazzina minuta, al sangue del suo sangue. Eppure non lo fa.
In realtà è tutta apparenza. Gènie non è né matta, né una madre degenere; dietro a questa facciata si nasconde una donna dal difficile trascorso, e se solo la gente si sforzasse di andare oltre le apparenze, scoprirebbe un’esistenza fatta di dolore e abbandono. Ma come lo spieghi ad una comunità bigotta che sei stata stuprata? Come motivi la tua scelta di portare avanti una gravidanza inaspettata se nessuno si interessa a te? Come parlare apertamente di quello che provi se anche colei che ti ha messo al mondo ti toglie il saluto?
Semplicemente non lo fai. Muta in pubblico, Gènie si sfoga nel privato, singhiozzando ogni sera la solita frase, “Non ho avuto niente, io”, di fronte al focolare.
L’appellativo di “matta” rimbomba in ogni luogo, soprattutto nella sua testa, come fosse una sentenza. Messa alla berlina, questa donna solamente tace, sopportando violenze e lutti. Lei, Gènie la resiliente.
Indicato per tutti coloro che, nei momenti di difficoltà, si chiudono a riccio e faticano a trovare le parole giuste per spiegare il proprio stato d’animo. Circondatevi di persone che accettino anche i vostri silenzi, e soprattutto li rispettino.
Anna Bortoluzzi
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