Ieri mattina, all’alba dell’ultimo giorno di scuola, docenti e studenti dell’Opera Sant’Alessandro sono giunti a scuola già in un clima di attesa e fermento, come sempre accade in occasione della conclusione dell’anno scolastico. Ma una sorpresa inaspettata ci ha accolti in Piazza Garibaldi: l’opera “ONE” di Maurizio Cattelan, con la figura di un bambino sulle spalle della statua di Giuseppe Garibaldi, ci ha lasciati stupiti, incuriositi e interrogati.
Una volta entrati a scuola, il momento previsto per il saluto di fine anno rivolto a tutta la comunità si è naturalmente aperto con una riflessione condivisa su questo evento, che ha assunto per noi una valenza simbolica particolarmente intensa.
La prima considerazione che è emersa riguarda proprio l’immagine dell’opera: un bambino sulle spalle di un anziano. Un’immagine che parla da sé. Abbiamo letto in questo gesto il segno di un legame generativo tra le generazioni: i giovani possono guardare più lontano grazie a chi li ha preceduti, ma anche gli adulti e gli anziani, accogliendo lo sguardo e le aspirazioni dei più giovani, possono a loro volta vedere oltre, in una reciprocità che arricchisce e rinnova.
Ci siamo poi interrogati sul significato del braccio alzato del bambino. I ragazzi hanno condiviso pensieri e suggestioni: forse sta indicando una meta lontana, nel tempo o nello spazio. Forse sta indicando il futuro. O forse, semplicemente, sta indicando l’Alto, con la “A” maiuscola.
Il bambino, con il gesto della pistola, è una provocazione che ci invita a riflettere sul presente, sul valore della storia e le trasformazioni della contemporaneità; siamo individui in continuo cambiamento, parte di una società con “non risolti” che talvolta, prorompenti, fanno risuonare la loro traccia latente e pericolosa. Ma, come spesso accade con l’arte contemporanea, l’opera sembra voler restare aperta, affidandosi allo sguardo e all’interpretazione di chi la incontra.
In questo ultimo giorno di scuola, l’opera di Cattelan ci ha ricordato che educare significa trasmettere, accompagnare, ma anche lasciarsi sorprendere e interrogare insieme, nella bellezza e nella complessità del presente. E questa è una lezione che porteremo con noi.
Cattelan stupisce Bergamo, da RaiNews: