Quest’anno celebriamo i 175 anni dalla fondazione del Sant’Alessandro e per festeggiare ci siamo regalati un dono d’eccellenza, un’opera di un art director di fama internazionale.
Un’immagine, anzi, un’ILLUSTRAZIONE che al Rettore, don Luciano, piace raccontarci così.
Quest’anno volevamo qualcosa che rappresentasse non solo nel contenuto ma anche nel metodo la nostra esperienza educativa. Per questo abbiamo scelto un’illustrazione e non un’immagine pubblicitaria. Cercavano un lavoro non per forza immediato e superficiale. Ma che richiedesse, come il percorso educativo richiede, tempo, sedimentazione, pensiero.
Volevamo un racconto simbolico, privo di semplificazioni didascaliche, in grado di mostrare non tanto cosa possiamo offrire. Ma cosa siamo. Volevamo, insomma, un’illustrazione capace di trasmettere la nostra identità‘.
Nell’illustrazione di Francesco Poroli abbiamo trovato questa narrativa, nel suo movimento circolare, ermeneutico, che si può leggere dal centro, da quel volto di giovane donna con gli occhi chiusi e sognanti. I giovani devono sognare il proprio futuro; sognare con pragmaticità, affidandosi costantemente al bagaglio di risorse che portano sulle spalle, ogni giorno. Tra queste troviamo subito il riferimento a Bergamo, al nostro territorio, alla nostra storia. Tra queste troviamo, nell’immagine del libro, il nostro modo di fare cultura, di fare scuola, in modo consolidato e profondo. Tra le pagine segnalibro. A indicare che le cose non si esauriscono tutte nell’istante. Ma richiedono maturazione e tempo.
Con queste radici, la giovane donna guarda avanti, lungo la strada che l’accompagna fino a prendere il volo, con coraggio e passione.
La nostra scuola, tra i suoi valori, sostiene con orgoglio quello dell’internazionalità, e in quest’opera, se osservate con attenzione, potete scorgere la sagoma dell’Università di Cambridge, partner stabile dei Licei dell’Opera e del Collegio vescovile, affine per sguardo formativo, eppure distinto, in un’ottica di crescita e scambio di tradizioni, quella italiana e britannica, che convivono.
Al cuore della scena poi non poteva che spiccare Sant’Alessandro, rappresentato proprio come un giovane imberbe, vessillo di chi siamo, da dove veniamo, come della nostra identità cristiana, monito di come la chiesa di Bergamo si prende cura dei ragazzi, di come desideri porre nelle loro mani quel futuro, credendo fortemente nella loro forza.
Il logo nella bandiera, poi, esplode e si diffonde. Come i nostri ex studenti che concluso il loro percorso scolastico continuano a testimoniare uno stile che è il nostro. Quello evangelico.
Un ultimo dettaglio, ma non di certo per importanza. Avete notato la porta blu che si apre nella spalla della giovane donna? Ecco, che sia la soglia, il punto di partenza per voi, ragazzi, per iniziare a percorrere la via per il futuro.
Il claim è parte integrante di questa narrazione: perchè “imparare a stare NEL mondo”?
Forse, dopo gli ultimi lunghissimi mesi di pandemia e DAD, diventa ancor più sinonimo di avere coraggio di andare oltre la paura.
Crescere, saper maturare: diventare persone, persone buone (possibilmente gentili).
Imparare a “stare nel mondo” significa avere uno sguardo umano che nel mondo ti abilita a muoverti con libertà, leggerezza, capacità di interazione…con ogni parte del mondo.
E poi il richiamo evangelico a saper stare NEL mondo e a non essere “DEL mondo”, a non farsi rapire da nessuna ideologia, perchè l’assolutezza non appartiene a nessuno.
Per finire, è giusto ricordare che quest’anno ricorre l’anniversario dei 175 anni dalla fondazione dell’allora Collegio Vescovile. Come, in quasi due secoli di storia, il Sant’Alex ha imparato a stare NEL mondo?
Adattandosi ai cambiamenti, rischiando nuove vie, per rispondere ai bisogni educativi di oggi, inevitabilmente diversi da quelli di un tempo. Ma senza perdere mai la nostra identità e la nostra storia. Così il Sant’Alex ha imparato a stare nel mondo.