Per più di 30 anni Preside e Rettore dell’allora Collegio Vescovile, oggi Opera Sant’Alessandro; L’ Eco di Bergamo pubblica un articolo in sua memoria, in occasione del quarto anniversario della sua scomparsa. E i colleghi che l’hanno conosciuto e stimato, lo salutano con affetto.
Don Achille Sana amava camminare. Ho avuto modo di condividere con lui la passione per la montagna: erano i momenti in cui emergeva l’uomo oltre il prete, la sua fragilità oltre la sua compostezza. Don Achille Sana non si sedeva mai, era un uomo che stava sempre in piedi: ricordo le discussioni, sempre camminando fra i corridoi della sua Scuola, sempre macinando metri e metri alla ricerca della poesia della vita. Ci siamo spesso scontrati, ma in fondo erano scontri da ridere. Come me amava Freud, ma spesso e volentieri, camminando, abbiamo scoperto il fascino inesauribile del Vangelo.
Giacomo Paris
Mons. Achille Sana:
scrivere un pensiero su di lui è un onore, averlo conosciuto un dono grandissimo.
Lo ricordo, in particolare, quando stava assorto in preghiera e celebrava l’Eucarestia nella Chiesa del suo amato Collegio S. Alessandro. Lo rivedo nel suo studio, pronto ad accogliere sempre, tutti e ciascuno. Sento che continua ad intercedere per il nostro istituto, la scuola che lui ha infinitamente amato e alla quale ha dedicato energia, impegno, soprattutto passione educativa.
Intrecciando delicate relazioni con tante e tante famiglie, Don Sana, come preferiva essere chiamato, nel tempo, ha testimoniato la sua vocazione di “buon pastore”: attento alle anime dei suoi ragazzi, ha costantemente comunicato dolcezza, bontà, fermezza.
La profonda spiritualità e la raffinata sensibilità intellettuale di Don Sana, unite alla sua preparazione culturale, alla sua grandezza d’animo, possano diventare nobili esempi a cui ispirarci, vivendo intensamente il presente, aprendoci con fiducia ed entusiasmo al futuro.
Giuliana Santoro
Ho conosciuto Mons. Achille Sana (per me affettuosamente don Sana) nel lontano 1987, all’inizio della mia carriera come docente presso il Collegio Sant’Alessandro, e non mi è facile descrivere in poche righe la persona che è stata il nostro preside e la guida del mio lavoro per più di vent’ anni.
Sicuramente don Sana intendeva la scuola come comunità educante, e vedeva questo compito come la sua missione, ispirato dalla figura di don Bosco: lui stesso era uomo di grande fede e spesso lo si vedeva nella cappella del Collegio a pregare in totale solitudine. Un esempio per tutti. Questo luogo, casa del Signore, era il suo rifugio. Durante le funzioni voleva la massima attenzione e rispetto: ci teneva proprio.
La figura di don Sana spiccava per l’altezza, per l’abito talare nero, per la sua camminata silenziosissima per i corridoi della scuola. Questo non incuteva timore: per molti alunni egli era una persona di famiglia, parecchi ragazzi si affidavano a lui per consigli in momenti particolari o difficili della loro vita.
Conosceva bene i bisogni dei giovani: decise di tenere aperta la scuola anche al sabato pomeriggio affinchè loro potessero dare “due calci al pallone”, e tenerli così legati tra di loro e alla comunità della scuola.
Nella sua mente aveva già capito l’importanza della lingua straniera a tal punto che accettò con entusiasmo la nostra proposta di potenziare la lingua inglese con il supporto dell’insegnante madre lingua: siamo state una delle prime scuole di Bergamo ad offrire le certificazioni della conoscenza di lingua inglese.
L’ultima volta che ebbi occasione di incontrarlo personalmente fu nella sua cappella, raccolto in preghiera, Mi parlò della sua grave malattia con molta lucidità e serenità, dicendomi che era fiero di essere ancora utile alla società: era orgoglioso di dare un contributo alla ricerca scientifica perché su richiesta dei dottori era entrato in un programma di medicina sperimentale e annotava su un diario il suo stato di salute.
Pensava ancora al futuro !
Marta Recalcati
DON ACHILLE PER ME.
1977
Sono studente al terzo anno del liceo scientifico del sant’Alessandro. Don Achille all’inizio dell’anno scolastico è il nuovo rettore. Nei confronti degli studenti ha una funzione educativa e formativa, non scolastico – didattica. E’ giovane, sempre in abito talare. E’ aperto, buon comunicatore con i giovani e i giovanissimi. Viene dal seminario, vicerettore del ginnasio. Parla con disinvoltura dei temi cari a noi adolescenti di quarant’anni fa, per la maggior parte non molto disinvolti. Ci offre incontri formativi: la positività della vita fisica, la bellezza della sfera affettiva. Un prete: in veste, ci colpisce, ma è laureato in filosofia alla Cattolica: una tesi su Freud, gli ultimi sviluppi del pensiero del medico viennese. Cose innovative! L’anno successivo accompagnato da un sacerdote del mio paese, gli comunico di voler intraprendere il percorso seminaristico: voglio diventare prete. Mi incoraggia, mi rassicura mi orienta a finire con fedeltà il percorso di studi liceali, mi invita a partecipare alla messa quotidiana nella cappella del liceo alle ore 7:20. Lo faccio sono fedele. Dopo la maturità mi mette in contatto con il seminario … ma ho cambiato idea! Non entrerò in seminario. Mi iscrivo alla facoltà di filosofia in cattolica. Mi ascolta, mi sento compreso, accoglie le mie insicurezze mi sprona a dedicarmi agli studi.
1999 – 2000
Ci siamo intravisti in varie occasioni nel tempo intercorso. Don Sana è Preside e rettore, anche monsignore. Io mi sono laureato in filosofia medioevale, sono entrato in seminario, finalmente! Sono prete da alcuni anni. Insegno in seminario nel biennio: scienze umane e storia. Il vescovo mi ha mandato da lui, responsabile provinciale FIDAE (federazione delle scuole cattoliche) affinché mi indirizzi per fare l’abilitazione all’insegnamento. Sono titubante, è imperioso: “fai l’abilitazione, è importante!”.
2003 – 2004
Inizio il mio servizio in quelli che oggi sono i LICEI dell’OPERA Sant’ALESSANDRO in qualità di docente di storia e filosofia. Don Sana, preside, mi incontra nuovamente: “ti raccomando, prepara le lezioni, coltiva rapporti umani con studenti e famiglie, cura la valutazione sia il più possibile abbondante per meglio registrare il percorso di apprendimento dell’alunno!”. Prometto che farò del mio meglio. I primi mesi, a volte, mi capitava in classe durante la lezione: controllo? Forse, ma anche molto incoraggiamento. Negli anni del rapporto preside – docente, cresce la famigliarità, spesso mi chiede e parliamo della nostra vita di preti, della scuola, della nostra chiesa. Scuola e chiesa i suoi due grandi amori. Una curiosità. Tutta la modulistica della scuola è cartacea. Sono gli ultimi anni prima della “benedetta” invasione informatica al grido: “registro on line”. Monsignor preside presenzia a tutti i consigli di classe e scrutini, sempre. Compila in prima persona il “registrone”, il documento che resterà in archivio. Scrive con una stilo a stantuffo. Lo stantuffo non funziona più. Intinge rapidamente e frequentemente il pennino in un calamaio, sempre assistito da abbondante carta assorbente!
L’abbraccio finale.
Don Achille ha lasciato la scuola del Sant’Alex ed anche gli incarichi assunti successivamente. E’ malato. Un male antico che conosce bene da anni, con il quale combatte e convive. “Il male c’è, ma vado avanti”, mi confida un giorno.
L’ultimo incontro con tutti noi, con la sua scuola è il 22 dicembre 2017. La messa di chiusura delle attività didattiche prima delle vacanze natalizie. Ci sono tutti, alunni e professori, rappresentanze di genitori, il vescovo, le autorità cittadine e del mondo della scuola. L’invitato speciale è MONSIGNORE. Una festa: abbracci, baci, foto ricordo con Lui. Il vescovo usa un’attenzione particolare nel salutarlo. Concelebra, io sono al suo fianco. Recita, con voce rotta dalla commozione, la preghiera eucaristica.
In sagrestia lo avvicino, sarà l’ultimo scambio di parole … in bergamasco. Mi dice: “ho i piedi un po’ gonfi, devo stare attento a camminare!”. Replico: “don Achille volevo dirle che ci impegniamo a mandare avanti bene la scuola nella scia di tutto il grande lavoro che lei ha fatto in tanti anni”. Sguardo al pavimento, voce calda: “Bravi, bravi, andate avanti, ciao”. ARRIVEDERCI don Achille.
Don Ernesto Vavassori (don Tino) – ex alunno del Sant’Alessandro ed ora docente.