Menu
Scuola OnLine
Evento - Conferenza 13/06/2022

PAROLE DI CITTADINANZA – FORMAZIONE IN UNICATT

PAROLE DI CITTADINANZA – Unicatt Brescia: apprendere dalla vita per rigenerare la convivenza sociale. Una delegazione del Sant’Alex in università per riflettere sulla fragilità. 

Processo difficile, delicato ma assolutamente necessario in una comunità che è stata toccata in modo sconvolgente dal Covid-19. Una comunità che, dopo più di due anni di pandemia, di restrizioni e di privazioni, è chiamata a rialzarsi e a riappropriarsi della propria vita e delle proprie relazioni personali e sociali. In questo quadro, la scuola gioca un ruolo cruciale nelle vite di milioni di adolescenti che hanno ripreso ad abitare l’ambiente scolastico in modo diverso, così come diverso è stato l’approccio verso l’altro, verso il singolo compagno, verso il docente e verso il gruppo classe.

Per riflettere e indagare su quanto avvenuto e su come ogni ragazzo abbia vissuto questa complicata fase storica e le sue conseguenze sociali, l’Università Cattolica di Brescia insieme a un’équipe di sociologi e pedagogisti ha creato un progetto finalizzato alla riappropriazione della memoria, alla rielaborazione e soprattutto alla condivisione.

Protagonista di questa proposta formativa, articolata su più incontri, è stata la classe 3^LM/GE. 

I nostri studenti dopo aver affrontato discussioni di gruppo e momenti di riflessione personale su tutto quel ventaglio di emozioni che rappresentano le fragilità umane, si sono cimentati nella narrazione di alcuni temi centrali delle nostre esistenze: la solitudine, la morte e l’amore. I loro racconti, realizzati in team, hanno preso forma attraverso immagini e video. Ogni gruppo ha affrontato una tematica diversa e sulla base di quello che poteva essere il proprio vissuto, hanno generato il proprio racconto: una storia universale in cui tutti potessero riconoscersi. I lavori finali, condivisi con il resto della classe, hanno aperto i nostri all’elaborazione, alla consapevolezza e all’aggregazione. 

Atto finale di questo percorso formativo è stata la partecipazione di una delegazione della classe a un momento aperto a tutte le classi che hanno aderito a tale progetto presso l’Università Cattolica di Brescia. 

 

Il lavoro svolto con gli esperti dell’Università Cattolica è stato prezioso perché ha fatto riflettere tutti noi, in modo approfondito, sulle tematiche proposte nel corso degli incontri, tra cui l’amore, la morte e il tempo.

Spesso capita di non soffermarsi su questi concetti e, in particolare, accade che continuiamo a vivere come se ciò che è accaduto nel nostro vissuto non fosse più parte di noi.

Questo progetto ci ha aiutati ad aprirci con la classe, a rivangare il nostro passato e a condividere qualcosa che non si conosceva con gli altri.

Per me è stato di grande aiuto catapultarmi in un contesto dove avevo la possibilità di aprirmi con dei miei coetanei per poter parlare dei miei problemi e questo, in un certo modo, mi ha dato modo di avvicinarmi a loro. Si tratta di problemi che possono aver coinvolto in modo indiretto alcuni e di problemi che possono essere stati vissuti da altri.

Tra le tre tematiche quella che mi ha toccato maggiormente è stata l’amore.

Quando pensiamo all’amore il nostro cervello evoca immagini felici e spensierate, ed è giusto che sia così; però è anche giusto ricordare sempre che per poter amare bisogna anche conoscere il rovescio della medaglia: il dolore e la sofferenza. Amare non è mai facile, soprattutto non sembra esserlo oggi, nel ventunesimo secolo. Con uno sforzo e con la volontà di essere felici, però, credo che tutto sia possibile.

Amare non ha delle regole prestabilite, si può amare tanto o poco, lo si può dimostrare a gesti o a parole, si può amare in grande o trovare la bellezza dell’amore nelle piccole cose, si possono amare uomini o donne, ma la cosa più importante è amare se stessi, dedicarsi un po’ di amore e felicità, perché altrimenti ci si perde e la vita diventa un infinito ciclo senza fine. 

Celeste Bortone, 3^GE

Mi è stato chiesto di scrivere delle parole di riflessione riguardo al progetto svolto. Devo però ammettere che non sono particolarmente eccellente quando si tratta di esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti in pubblico; ma devo anche ammettere che gli educatori che ci hanno accompagnato, che ci hanno accolto con le loro calde parole di accettazione, che ci hanno dato ascolto incondizionatamente, mi hanno dato una certa sicurezza nell’esprimermi e all’aprirmi al dialogo. 

Notabili sono anche le riflessioni svolte durante l’attività riguardanti il tempo, la morte e l’amore, offrendomi e offrendoci nuovi sguardi rispetti a questi ultimi.

Ricordo ancora l’inaspettata domanda che ci fecero durante il primo incontro. “Come stai?”, mi chiesero. 

Sfortunatamente ricordo anche l’esitazione che ebbi nel rispondere. Non fu facile. dire anche soltanto un “bene” o un “non lo so” sarebbe stato sufficiente, no? MA volevo dire di più di un semplice “bene”, più di un semplice “sto bene, grazie”; volevo raccontare delle mie preoccupazioni, delle mie paure, delle mie ansie, dei miei traumi, delle mie felicità, delle mie emozioni, ma tutto fu represso in un semplice. monotono e vuoto “Sono abbastanza neutrale”.

Perché? La mia natura non me lo permette. Non sono abbastanza sicuro di me stesso? Ah già, vero, non ne sono capace. Anzi, dovrei correggermi, non ero capace.

Ora come ora, non posso dire di esserne completamente capace, ma mi ritrovo qui, a esprimere le mie emozioni, considerazioni e riflessioni a centinaia, se non migliaia di persone. 

Quindi, mi sembra giusto ora ringraziare coloro che hanno reso possibile questo passo, questo progresso verso la sicurezza, verso il dialogo.

Non dimenticherò mai questo piccolo grande traguardo.

Grazie!

Kevin Ji, 3^GE

 

Locandina GENIUS VITAE