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Lettura 20/06/2023

@POSTILLEAMATITA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        – La vegetariana, Han Kang –    

3/5

 

Una titolo curioso, quello scelto da Han Kang per il suo romanzo. Forse non era questo il concetto che l’autrice voleva trasmettere ai suoi lettori, e se così fosse la mia chiave di lettura risulterebbe completamente errata. Eppure, ritengo che la parola “vegetariana” assuma qui un duplice significato: se da una parte si riferisce chiaramente alle scelte alimentari della protagonista, dall’altro allude alla volontà di Yeong-hye di diventare lei stessa un vegetale.

 

Questo desiderio non si manifesta fin dal principio ma, al contrario, si chiarisce solamente nel corso della narrazione, quando la realtà prende il sopravvento e la donna passivamente accetta ciò che gli altri hanno scelto per lei; l’arduo compito di raccontarci le dinamiche dell’ospedale psichiatrico in cui Yeong-hye è stata internata spetta alla sorella di lei. In questo luogo asettico, la vegetariana decide di guardare la vita da un’altra prospettiva, passando interi minuti letteralmente a testa in giù. Immaginando le proprie mani farsi radici e il corpo riempirsi di foglie, la donna rifiuta categoricamente il cibo offertole: per crescere, afferma, necessita “solo della luce del sole” e di “acqua per affondare nella terra”.

 

Mentre il tempo scorre incessante, e le stagioni si susseguono l’un l’altra, la metamorfosi di Yeong-hye giunge a compimento. Solitaria più non è la zelkova che si innalza nel giardino antistante all’ospedale: poco lontano, protetta da vetri opachi come in una serra, Yeong-hye sboccia, ma ahimè solo per se stessa.

 

Indicato a tutti colori i quali si sono sentiti incompresi nelle loro scelte ma, determinati, hanno proseguito per la loro strada; mai lasciare che gli altri condiziono chi siamo o chi vorremmo essere.

Anna Bortoluzzi

 

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