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Scuola OnLine
Lettura 21/03/2023

@POSTILLEAMATITA

 

Diario di un dolore, C. S. Lewis –    

4/5

 

Non ricordo chi, e nemmeno bene quando, ma qualcuno un giorno mi ha detto: “Ognuno ama a modo proprio, ognuno soffre a modo proprio”. Con gli anni ho capito che non esiste nulla di più vero, che le differenze tra gli esseri umani si evincono proprio da come viviamo i nostri sentimenti, perturbazioni improvvise che coglierebbero impreparato anche il più esperto dei marinai.

Che si stia sperimentano la leggerezza dell’amore o la sofferenza della perdita (sia essa lutto o semplice distacco), fatichiamo sempre a trovare le parole giuste per descrivere il turbinio di pensieri e sensazioni che ci sconvolge. Se Lewis è riuscito a farlo in modo così magistrale è grazie ad immagini di vita quotidiana, e quindi comprensibili a tutti: gli anni passati insieme alla sua Helen sono stati “a volte clamorosi come un temporale, a volte dimessi e accoglienti come infilarsi le pantofole” – a sottolineare la molteplicità e diversità di momenti che animano la vita di coppia – mentre la sua assenza “è come il cielo: si stende sopra ogni cosa”.

Tutti, potrei scommetterci, stiamo o abbiamo sperimentato il dolore dell’assenza. In questi casi quasi scompariamo di fronte a tanta sofferenza, siamo “formiche in una fornace” o, per menzionare un’altra similitudine utilizzata dall’autore, viviamo come persone cui è stato amputato un arto inferiore: nonostante il moncone si sia cicatrizzato, il dolore non se ne andrà mai del tutto e bipedi non lo saremo più. Ed è qui, però, che secondo me ti sbagli Lewis: certamente la gamba non sarà più rosea e calda come una volta, ma questa nostra protesi ci porterà ugualmente lontano. Attraverseremo diverse fasi: all’inizio zoppicheremo, poi cammineremo, e infine, io lo so, correremo. Anche più veloci di prima.

Indicato per tutti coloro che pensano il dolore durerà per sempre e non ci sia alcun modo per farlo cessare. Non è così.

Anna Bortoluzzi

https://www.instagram.com/postilleamatita/