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Scuola OnLine
Licei 07/03/2022

TESTIMONIARE LA PACE

Il Rettore, don Luciano Manenti, dona a tutti la sua riflessione concreta sulla fragilità del tempo odierno, invitando ragazzi e adulti a vivere il bene con la forza della fede, la testimonianza della “rinuncia” e la cura dell’abbraccio.

 

Carissime e carissimi,

le tante parole rischiano di affollare non solo i luoghi della comunicazione ma anche l’anima e il cuore e di confondere piuttosto che chiarire e dare sostegno. Non vorrei aggiungerne di superflue; per questo ho deciso di scrivervi solo dopo aver dedicato un tempo prolungato di preghiera.

Quando le vicende umane si complicano si vanno a cercare le parole che possono chiarire, confortare magari. Soprattutto quando la sensazione comune, quella che si legge sul volto delle persone, è di smarrimento. Penso per questo ai nostri figli e figlie che guardano noi adulti e cercano in noi un volto che rassicuri, che indichi la strada, oggi che il mondo si è avventurato in un labirinto oscuro. Non nascondiamoci il fatto che la paura sta anche nel cuore di ognuno di noi. La vera fragilità è quando non ci si può appellare a nessuno di risolutivo perché nessuno è esente, estraneo, immune o certo di soluzioni, da un evento globale. L’abbiamo capito con la pandemia e ora è così, in questo momento di prova.

E’ però nella prova che la forza del bene si è manifestata più che mai. Dalla Croce di Gesù è scaturita vita. E nella lunga vicenda umana ogni volta che un gesto di bene è stato compiuto si è dimostrato capace di cose insospettabili. E’ la logica del bene rispetto a quella del male, che il Vangelo ha messo in luce: il bene che è più nascosto e umile si dimostrerà più resistente del male. Per questo di fronte alla grandiosa potenza delle armi bisogna continuare a credere alla piccola incrollabilità della conversione dei cuori. E’ realistico pensare che ci sarà dolore e sofferenza. Ci auguriamo sia il più limitata possibile. 

Ma sarà la forza della riconciliazione a prevalere. E questa forza non è un concetto astratto, uno “spirito”, un’utopia. La forza della pace è il convincimento. Purtroppo è inutile fare appello alle “ragioni”. Quando si vuole convincere qualcuno alla fine occorre fare appello alla disponibilità, alla fiducia, al cuore. 

Papa Francesco ci ha chiesto di digiunare il 2 Marzo. E’ un rito magico? O pensiamo di impietosire un Dio che dovrebbe poi magicamente convincere tutti che è meglio fare la pace? Non credo che sia questo il significato. Penso invece che il digiuno sia una forma di preghiera e la preghiera è la forma del linguaggio tra il cuore dell’uomo e il cuore di Dio. Pregando, in ognuno di noi si rafforza il senso della fede, della fiducia verso quel bene che sembra così debole. Digiunando, pregando, testimoniamo a chi ci sta vicino che non crediamo nella ragione della forza e che non ci basta nemmeno la forza della ragione. Testimoniamo che crediamo al bene al di là di ogni ragione. Perché la ragione è umana e può fallire e non è sufficiente a cambiare il mondo. Coloro che detengono il potere del male si faranno mai influenzare da un gesto di rinuncia così piccolo? Forse sì.

Il bene ha bisogno di persone che gli credano, che lo testimonino concretamente sia nella loro vita quotidiana come anche con gesti simbolici che dicano la propria capacità di rinuncia.  Rinuncia a qualcosa di non necessario (il dolcetto, l’aperitivo, la sigaretta, il caffè?). Si manifesta così un atto di disponibilità verso il dialogo, la risoluzione del conflitto, la riconciliazione; azioni che necessitano la generosità della rinuncia ad una propria posizione, ad un capriccio, ad una posizione ideologica, oppure, perfino, ad un qualcosa di giusto ma di sacrificabile in nome di un bene più grande.

Ai nostri studenti e studentesse, ai nostri bambini e bambine possiamo offrire in maniera diversa la nostra presenza come testimonianza di cura. Nulla è più grave, in una situazione grave, che rimanere soli con i propri pensieri. Sappiamo bene che le diverse età richiedono consapevolezze diverse e delicatezza e che non serve aggiungere notizie a notizie. Non occorre nemmeno sorvolare o smentire. Bisogna rimanere su quella realtà più importante di tutte che è il nostro volerci bene. Anche il loro volersi bene. Vediamo nelle immagini più commoventi  persone che si abbracciano in un tentativo umanissimo di ripararsi a vicenda. Anche noi dobbiamo “abbracciarci”, tener dentro nelle nostre braccia coloro che ci sono affidati. Guardarli con questo sentimento e sostenerli a fare altrettanto tra di loro.

Sono stato a parlare con le classi dei più grandi dei licei. La domanda che mi ha sorpreso che mi ha raggiunto fulminea ogni volta che sono entrato in una classe è stata: “rettore, lei come sta’?”. I nostri ragazzi e ragazze cercano in noi lo star bene che in loro è minacciato. Ho risposto loro che ho paura, che non ho risposte ma che la paura non diventa angoscia solo quando incontro qualcun altro disposto a condividere la sua con me e soprattutto a ridirmi che mi vuole bene. In quella domanda c’era nascosta la vera e più profonda domanda del cuore: “rettore, esiste ancora il bene? Lei ci vuole bene?”. Ho suggerito loro quello che credo il Vangelo ci suggerisca: intensifichiamo i nostri legami e la cura reciproca. E dimostriamolo. Semplicemente mostriamolo perché nessuno si senta solo. 

Ho iniziato questo scritto parlando del digiuno indetto da Papa Francesco. Mentre completo ciò che ho iniziato due giorni fa si moltiplicano le proposte di partecipazione attiva: camminate, momenti di preghiera, raccolta di fondi. Lascio che sia lo spirito e la forza dei singoli istituti, con la necessaria prudenza verso i più piccoli, a immaginare o individuare iniziative a cui fare riferimento. Anche la più piccola delle iniziative di pace, di bene, ha valore. Da ultimo vi segnalo la mia massima disponibilità di agenda a intervenire nelle scuole nei modi e nei tempi che riteniate necessari per portare la mia piena vicinanza.

Per i più grandi dei licei ho deciso di aprire uno spazio individuale di “colloquio spirituale” a partire da oggi, il sabato mattina dalle 11.00 e fino al termine delle lezioni, presso la chiesa del Collegio. Voglio anche incontrare, al più presto, bimbi, bimbe e insegnanti delle nostre tre scuole dell’infanzia, in un momento che potremo dedicare alla riflessione quaresimale. 

Vorrei, concertando con i presidi, individuare una data in cui proporre a tutti gli adulti (insegnanti, educatori, personale) un breve pellegrinaggio dalla nostra scuola di Villa D’Adda a Sotto il Monte per pregare il santo Papa Giovanni XXIII già fautore nel passato di grandi grazie a favore della pace nel mondo.

Mi sono rivolto, con questo scritto, a tutti gli adulti che lavorano presso le nostre scuole, e ho inviato questo scritto anche al personale, tra cui, fra l’altro, conosciamo persone direttamente coinvolte in questa immensa tragedia.  A tutti, il mio pensiero e la mia preghiera affinché lo Spirito ci sostenga e ci sollevi.

Bergamo, Domenica 27 Febbraio, 2022

Don Luciano Manenti